In
Sicilia serve un cambio di rotta. Passare dallo smaltimento in discarica al
recupero, riuso e riciclo. Servono azioni concrete e tanto buon senso per
risolvere il problema dei rifiuti.
I
cittadini devono essere parte della soluzione. È sicuramente anche un problema di educazione. Bisogna
che i cittadini imparino (e che qualcuno glielo insegni) a distinguere tra ciò
che è rifiuto (costo economico e ambientale) e ciò che è risorsa (materia da
recuperare - ricavo), ma è,
soprattutto, assenza di un’adeguata strategia e gestione unitaria del sistema a
cui corrisponde una carenza della logistica e degli impianti di trattamento per
la Raccolta Differenziata. È anche assenza di una politica di riduzione dei
rifiuti (e qui si potrebbe fare tantissimo e in breve tempo legiferando
appropriatamente).
Sino
ad ora non s’è visto un deciso cambio di rotta. D’altra parte se non c’è un
obiettivo su cui puntare, se non si hanno le idee chiare e la volontà di creare
un sistema omogeneo e unitario che adotti la strategia “rifiuti zero” in tutta
la Sicilia, sarà difficile invertire la rotta.
A
questo proposito urge che l’Assemblea Regionale Siciliana e il Presidente della
Regione si attivino perché venga adottata la strategia “RIFIUTI ZERO”,
un gesto importante che indicherebbe inequivocabilmente la direzione e
l’obiettivo da raggiungere.
Il
nuovo sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia deve
prevedere: la raccolta differenziata della frazione organica, dappertutto;
escludere la possibilità di libero conferimento dei rifiuti; adottare una
politica di premi ai comportamenti virtuosi con un riconoscimento economico al
momento del calcolo della Tares per l’utenza; alimentare la gestione della
parte variabile della tariffa in modo puntale (chi più produce più paga);
promuovere il compostaggio domestico; dotare il territorio di sufficienti e
idonei impianti di trattamento per la RD
(in particolar modo impianti di compostaggio). Facile a dirsi difficile a
farsi?
Difficile
se non ci sono investimenti adeguati, direttive chiare e persone competenti e
volenterose che trasformino le direttive europee, nazionali, regionali e i buoni propositi in azioni concrete e buone
pratiche.
La
maggior parte degli Amministratori comunali brancola nel buio. Essi non sanno
come e cosa fare. Aspettano che qualcuno dia loro la soluzione “chiavi in
mano”. L’ultima Direttiva (circolare n.1/2013) in materia di gestione dei
rifiuti da indicazioni contraddittorie o poco chiare, indica tempi che
difficilmente potranno essere rispettati dai Comuni e dallo stesso Dipartimento
Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti. Giusto per fare un esempio, il Dipartimento
avrebbe dovuto provvedere, entro il 15.2.2013, a predisporre gli schemi dei
Piani d’ambito dei 18 ATO che, debitamente aggiornati, avrebbero dovuto essere
oggetto di approvazione da parte delle SRR entro e non oltre il 31.3.2013.
Ancora gli schemi non si sono visti, figurarsi tutto il resto.
Occorre
raccogliere tutti i dati utili alla pianificazione e progettazione per un nuovo
sistema di raccolta differenziata. Pianificazione territoriale (variabili di
scenario e variabili operative) e condivisione del progetto sono
indispensabili.
Prima
ancora ci vuole un Piano Regionale dei Rifiuti degno di questo nome e un Piano
per ciascun ambito territoriale ottimale cui i comuni possano fare riferimento.
Inoltre,
in coerenza con il Piano d’ambito, occorre predisporre i piani d’intervento e
regolamentazione del servizio di raccolta, per i comuni che singolarmente o in
forma associata (tramite convenzione come stabilisce la Direttiva
dell’Assessorato) vogliano costituire
eventuali aree di raccolta ottimale (ARO). Anche riguardo a quest’aspetto
occorre dare direttive chiare e
dettagliate ai comuni. Quali sono le condizioni necessarie per istituire le
ARO? Come determinare i parametri di efficienza ed efficacia? Come definire le
dimensioni che assicurano il conseguimento di economie di scala? Con quali strutture, con quali e quanti mezzi
e forza lavoro le ARO possono eventualmente gestire direttamente i servizi di
raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti?
Occorrerebbe una politica che attivi concretamente e diffusamente politiche di riduzione, di riutilizzo e di riciclaggio dei rifiuti urbani e quindi della materia-energia in essi incorporata, abbandonando la non-soluzione dell'incenerimento in quanto nociva per le popolazioni, con bilanci energetici negativi e antieconomica; che favorisca le tecnologie a freddo per il trattamento dei rifiuti che restano dopo le raccolte differenziate e le pratiche di riutilizzo e di riciclaggio; che riduca quella parte di tariffazione che finanzia la costruzione degli inceneritori e vengano tolti gli incentivi - certificati verdi - per l'incenerimento dei rifiuti.
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